E’ il 29 giugno 2038, il compleanno di Ilaria, la mia bimba (ehm, si… fino a qualche tempo fa) oggi compie 18 anni! Lo ammetto sono 4 giorni che non faccio altro che piangere: la vedo ancora sdentata, urlante che cerca la mia tetta… tutto il suo mondo era lì… mentre ora chissà quali orizzonti sogna, quali desideri vorrà realizzare…cavoli, 18 anni!!
Volevamo fare una bella festa in giardino ma quest’anno le zanzare e la grandine di ieri sera grossa come palline da tennis lo hanno reso invivibile.. mi si è rotto anche il tavolo, il prato è allagato mentre il ciliegio che ci faceva ombra è morto in primavera a causa della siccità… peccato le sue ciliegie erano tutti gli anni una festa sia per noi che per i merli.
“Andremo in cascina” ha detto mio marito “Io non sto a friggere qui a Breno il 29 di giugno” effettivamente a 1600m si riesce ancora a respirare, anche se l’afa spesso non molla nemmeno li. Carichiamo le cose in auto, partiamo. E’ arrivata anche Elisa, la sua amica del cuore, lei porta la torta. In macchina un profumo di carne come non ne sentivo più da tempo, sono le cose che ha cucinato Ilaria.
Il menù per il suo compleanno lo ha voluto preparare lei, oramai è brava in cucina, mi ha anche insegnato a fare il pollo arrosto, le polpette con ragù di maiale e il poke, un piatto hawaiano con verdure tagliate a cubetti e pesce crudo. Erano tutte cose che oramai non mangiavo da tempo, io che quando è nata ho lentamente abbandonato i derivati animali. Il “coraggio” lo avevo preso proprio a partire dalla esperienza con il suo svezzamento quasi esclusivamente vegano. Grazie a un corso che avevo seguito con una professionista per lo svezzamento avevo imparato che era facile, con le giuste accortezze, farle mantenere una dieta equilibrata e priva di carenze, infatti è sempre stata benissimo, mai un problema con la sua crescita. Con questo menù ha imparato a mangiare i fagioli come fossero patatine e i chicchi dei cereali di tutti i tipi erano il suo piatto preferito, per non parlare del “mu” come lo chiamava lei… l’hummus di ceci.. irrinunciabile ad ogni pasto… utopie se penso alla mia di infanzia.
Ancora oggi adora i fagioli e il suo “mu” ma da qualche tempo nella nostra dieta sono tornati i prodotti animali, si perché dopo un corso che ha seguito a scuola di cucina Ilaria è entusiasta di poter provare “nuovi gusti” e mi dice “Mamma oggi essere onnivori o vegani non è più importante, non fare la vecchia”. Già… ha ragione lei, quando è nata nel 2020 essere vegani o onnivori poteva determinare una differenza sostanziale nel nostro impatto sull’ambiente. Gli allevamenti intensivi producevano gas-serra lungo tutta la catena di produzione: dall’abbattimento delle foreste per coltivare mangimi e fare spazio agli allevamenti, passando per la digestione da parte degli animali, e le loro deiezioni, e infine, il trasporto e la catena del freddo. Per non parlare poi dell'uso (o abuso) di antibiotici e della sofferenza animale… insomma “un mal di testa” con il quale tutti noi ad un certo punto ci siamo trovati a convivere.
L’industria della carne infatti era una delle industrie più inquinanti al mondo e causa diretta del cambiamento climatico. Grandinate come quelle di ieri sera me lo ricordano tutti i giorni. Meno male che poi ad un certo punto si è iniziato a “fare meglio” grazie alla scienza e alla tecnologia, la stessa che ci ripeteva oramai da decenni che eravamo seduti su “una bomba ad orologeria” a causa del nostro stile di vita (insostenibile). Le resistenze non sono state poche, ma nel 2030 abbiamo raggiunto il punto di non ritorno: dopo un tifone che ha distrutto tutti i paesi sul lago di Garda e il collasso del ghiacciaio Presena, per non parlare di tutte le altre tragedie in giro per il mondo. Anche qui in zona dove vivo, in Valle Camonica, si è iniziato seriamente ad avere paura del futuro.
Me la ricordo come fosse ieri l’estate 2030, aprivo il negozio e mi suonava in continuazione il telefono per prenotare la “carne vegetale”, si perché grazie alla soia e ai legumi ormai esistevano un sacco di alternative dal gusto e consistenza molto simile alla carne “classica” che mangiavo quando ero incinta di Ilaria nel 2020. Sarà che gli eventi di quell’anno erano stati particolarmente estremi e di una gravità inaudita che molte persone, anche le più scettiche forse anche solo mosse dall’ansia, hanno iniziato a pensare che mangiare una braciola in meno poteva non essere cosí importante come “salvarsi il culo”. La scelta non era mai stata più chiara di così.
In questi ultimi 8 anni, dal 2030 a oggi, Ilaria andando a scuola ha fatto un sacco di laboratori, poi diventati (finalmente) materia scolastica sulla sostenibilità. Parola che ormai è praticamente abolita: “Mamma la sostenibilità non esiste più! Esiste la responsabilità! Non essere vecchia”. Ecco ora questa storia della vecchia inizia a stancarmi… ma lei è un’adolescente (ogni tanto bisogna lasciarla parlare altrimenti litighiamo ogni dieci minuti). Non posso che pensare però che abbia ragione. Finalmente si parla di responsabilità sul nostro destino, futuro, sorte… quello che è. Ognuno ha la sua responsabilità, per cui ognuno deve fare la sua parte.
Dicevo, la scienza e la tecnologia oggi ci aiutano a fare meglio; infatti, anche se di pochissimo l’anno scorso è stato il primo anno dove i gas serra non sono cresciuti ma si sono tenuti costanti alle emissioni degli anni precedenti. Sarà che proprio da quel 2030 la gente ha iniziato ad accettare “carne” e “pesce” prodotti senza la carne (macellata) e il pesce (pescato) , dalle proprietà organolettiche, consistenza, profumo e gusto identici ai prodotti animali autentici, tutto senza produrre emissioni e senza i problemi che gli allevamenti e la pesca intensiva stavano causando.
La produzione intensiva e industrializzata su larga scala, infatti, era quella che riusciva a riempire gli scaffali dei supermercati di tutto il mondo, ma allo stesso tempo svuotava gli oceani, faceva abbattere le foreste per creare pascoli e coltivare mangimi per gli animali e prosciugava e inquinava le falde acquifere. Tranne pochissimi esempi virtuosi, presenti anche in Valle Camonica, la realtà era questa, con un crescente aumento della domanda di prodotti animali di anno in anno.
I prodotti animali e i loro derivati in Europa a partire dalle due guerre mondiali si sono legati indissolubilmente alla nostra società fino a diventare in molte comunità un vero e proprio “status symbol”. Dagli anni 2000 e con l’avvento della globalizzazione la situazione ha cominciato a mostrare tutte le sue criticità. I paesi in via di sviluppo, proprio sull’esempio dei paesi occidentali “sviluppati” hanno cominciato ad aumentare i consumi in maniera vertiginosa. Un problema non da poco visto che le stime davano anche un costante aumento della popolazione con circa due miliardi in più di persone tra il 2020 e il 2050. Delle soluzioni alternative andavano trovate perché non tutti possono o sono disposti a rinunciare a una bistecca o al salmone.
La scienza, dicevo, ci è venuta in aiuto perché a partire proprio dalle cellule animali, semplicemente con la tecnica della riproduzione cellulare, è riuscita a creare carne e pesce che non hanno bisogno di pascoli, non producono emissioni e non creano tutti i problemi ambientali che sono causa di perdita di biodiversità e di inquinamento dell’ambiente.
Io all’inizio non potevo nemmeno sentirne parlare, poi però Ilaria in prima media è stata invitata a una grigliata a casa di Elisa, la sua migliore amica, dove ha provato il salmone creato con questa tecnica e non ha fatto altro che parlarne per settimane.. oddio che tormento! Così io e mio marito ci siamo informati meglio e abbiamo capito che le nostre paure erano infondate, perché tutto ciò era semplicemente una vera rivoluzione! A livello di salute non c’era nessun rischio ma avevamo finalmente una soluzione per soddisfare la domanda di prodotti animali a livello globale ma allo stesso tempo per ridurre drasticamente l’inquinamento!
Fu così che dal 2033 i prodotti animali prodotti con replicazione cellulare hanno preso piede e sono riusciti a soddisfare un numero sempre più grande di consumatori, noi compresi, si è visto subito che le cose stavano migliorando: in Amazzonia non venivano più appiccati incendi per fare spazio alle mandrie infinite di bovini, in Cina il calo delle vendite di animali vivi ha determinato la riduzione di malattie virali tra le popolazioni a ridosso degli allevamenti, in Pianura Padana il Po’ è tornato a livelli quasi uguali rispetto a quelli degli anni ’10 degli anni 2000 grazie alla riduzione drastica di prelievo d’acqua per gli allevamenti o la produzione di formaggi.. Insomma i segnali incoraggianti non sono mancati, effettivamente anche la scienza lo diceva che sarebbe stato così.
Ultima curva e arriviamo in cascina, inizia a fare più fresco e stiamo tutti meglio. Io inizio anche ad avere fame.. Sarà questo profumo di carne arrosto che ci accompagna da 40min… Ilaria entra per prima in cascina, va a cercare i piatti belli della nonna per impiattare le sue creazioni, io vado a prendere il vino in cantina, guardo nell’angolo e vedo lo spiedo che non usiamo da secoli che è ancora li, un po’ impolverato ma è li.. Per un attimo mi sento di nuovo 22 anni, gli anni di quando ho conosciuto mio marito, il padre di mia figlia e a tutti quei momenti felici e spensierati che abbiamo passato intorno a quello spiedo insieme ai nostri amici e famigliari.
Oggi siamo nel 2038 e di anni ne ho 54 anni, sono cambiate tante cose, forse troppe. Molte di cui sinceramente, non avrei voluto nemmeno occuparmene, ma siamo qui.. “la carne” non è più la stessa di prima, sia quella che mangio e sia quella che sono io con i miei 54 anni ma sono probabilmente più felice oggi di quando nel 2020 è nata Ilaria nel pensare al nostro futuro, perché ora so che un futuro migliore è davvero possibile.