Vivere Pianeta Locale

E’ un pomeriggio afoso, sono appena tornata a casa dal lavoro, le gambe che pulsano per i becconi delle zanzare. Sto inveendo, mi spoglio.. cavoli, sono sporca, appiccicosa e stanca. Ho visto le 4 stagioni oggi, prima freddo poi caldo, poi il vento infine la pioggia.. il tutto nel giro di un ora. Non so quando ho iniziato a farci caso, ha pensare che un susseguirsi così ravvicinato di cambiamenti repentini del tempo potessero non essere “normali”. La memoria fa brutti scherzi.. mi butto in doccia.. l’acqua mi avvolge.. mi piace starmene li sotto al getto con la testa.. quasi facendo fatica a respirare.. sono ancora stanca, ma adesso mi rilasso. I pensieri fluttuano e ripercorrono le giornate che ho appena concluso.

Ho visto più posti in questi 20gg che in 8 anni che conosco la Valle Camonica. Ci abito solo da due ma non ho mai macinato tanti chilometri prima.. Non ce n’era stato motivo od occasione. In questi giorni invece mi sono dovuta occupare di fotografare gli orti dei partecipanti al concorso “Il Migliore Orto Alpino”. E’ un evento collaterale del La Fiera della Sostenibilità, organizzata dal Parco Adamello. Sono arrivata a lavorare nella sede del Parco qualche mese fa con un contratto da fame, ma che mi sta permettendo di osservare la realtà locale della Valle da un punto di vista privilegiato. Io non “autoctona” involontariamente scopro le dinamiche politiche, burocratiche e sociali che caratterizzano questo territorio. Mi accorgo che è un bagaglio importante per sapere “dove sono finita”. A conti fatti, sono contenta di questa esperienza, mi sta insegnando molto (anche quello che non mi piace) per il mio futuro lavorativo.

Il concorso dell’Orto mi ha fatto scoprire frazioni e sorrisi che probabilmente non avrei mai visto nella mia vita. Piccoli anfratti e scorci della Valle, spesso quasi disabitati e spesso entrando nelle case dei loro proprietari. In questi giorni ho respirato la pace del mondo della montagna che essa concede grazie ai suoi confini fisici e di tempo. Ho vissuto la bellezza delle piccole cose: da una mano rugosa che mi porge con orgoglio un pomodoro maturo o la spontaneità di un bambino che raccoglie stupefatto le patate da sottoterra. Ho visto occhi lucidi con menti cariche di ricordi dei tempi andati, ho ascoltato storie di boschi, assaggiato mele minuscole, imparato a riconoscere i fiori dei fagioli, annuito disorientata a sentire discorsi in dialetto stretto, nonni, nipoti, amici e parenti.. tutti insieme o da soli che portano avanti “la tradizione” oppure ne inventano una nuova, anche grazie a nuove conoscenze e tecniche più moderne. Tutti che auspicano a vivere più piano, più felici, più “a contatto con la natura”.

Inizio a insaponarmi, guardo a terra i flaconi plastica dei saponi/shampoo ecc. intorno a me.. ma quanti sono?! Vabbè dai, basta pensare, ora mi spiccio, devo andare a preparare la cena..
La serata passa tranquilla, vado a letto, ma non dormo.. Cosa di tutto questo che ho vissuto in questi giorni può entrare nella routine della mia vita? Come posso allo stesso tempo mettere in gioco i miei interessi e capacità per creare qualcosa che si avvicini a tutto questo? Che mi permetta anche di far conoscere anche ad altre persone, immerse in una vita più “moderna” cosa significa il contatto con la natura e il rispetto per l’ambiente? Dopo molte notti insonni (?! mah... si perché se ci penso.. credevo di aver dormito poco.. ma invece.. no! Ora solo dopo mia figlia, posso dire di sapere veramente “cosa vuol dire” “non dormire!”), le risposte sono arrivate, prima quasi fantasiose, poi, lentamente più concrete.

Forse è così che un progetto prende forma?! Per il mio sicuramente questo è stato il punto di partenza. Passano i mesi e la scadenza del mio contratto con il Parco Adamello si fa sempre più vicina. Mi decido, oramai il mio cuore è subbuglio: “E’ ora di partorire questo figlio!”. Succede che trovo un locale adatto al progetto che ho in mente: diamo di nuovo vita a un luogo abbandonato (che emozione), lavori di ristrutturazione infiniti, ma nel frattempo inizio a prendere i primi contatti con i fornitori, valuto, scarto, leggo preventivi, scopro cos’è un commercialista e un prestito in banca, mi tremano le gambe ma non ci penso troppo, seguo il cuore. Ho un obiettivo e sono felice. Finalmente so cosa posso fare e voglio fare “da grande”.

Il locale del negozio è una realtà di vicinato e vicinissimo a casa e mi permette di realizzare anche un aspetto della vita “slow” e a km 0 che desidero. Ho vissuto in diverse grandi città e so cosa vuol dire la vita da pendolare. Io non voglio perdere ore nella mia vita nel traffico o a cercare un parcheggio. Era il 2017, oggi è il 2022, cinque anni mi dividono da quei momenti. Non penso di aver realizzato esattamente quello che sognavo.. perché il tutto si è plasmato con la realtà e le mie effettive capacità.. ma penso di esserci vicina.

Vivere Pianeta Locale, ovvero fare meglio per il Pianeta vivendo Locale, è per me tutto questo: entrare tutti i giorni in un negozio fisico per lavorare, dove si ha la possibilità di dare un servizio reale e tangibile ai clienti, dove curo il mio pezzettino di strada fuori dal negozio, dove si crea un luogo fatto per porsi domande ma anche per dare soluzioni per vivere meglio con poco e a rispettando il più possibile la natura. Questo si traduce nel vendere la farina sfusa, aiutare qualcuno a mettere “le mani in pasta” per preparare una focaccia, vendergli un bottiglietta termica in acciaio per portarsi dietro l’acqua fresca senza creare rifiuti, dallo spiegare come con una cassetta di Cortobio ti porti a casa frutta e verdura buona e sana, dal riscoprire com’è facile inserire i grani antichi e i legumi nella dieta di tutti i giorni… e così via.

Da questo negozio “figlio” ho capito cos’è la pazienza e che nella vita arriva di tutto, come e quando, quello che vuoi, non lo sai… ma che c’è un unico modo per farlo arrivare: impegnarsi, sempre, anche quando il “locale” (scusate il gioco di parole) può starti stretto e ti chiedi “chi me lo ha fatto fare”.

Vivere Pianeta Locale per me è un idea, uno stile di vita che cerco di trasmettere a chi mi segue sui social o a chi entra in negozio. Io sono piccola, in questo oceano di concorrenza e di “big fish”, ma faccio del mio meglio per essere con il mio lavoro come le piccole cose: ciò che ci rende felici.